Black History Month“African Americans and the Arts”, ecco il tema del 2024

Un invito a riflettere sull’importanza dell’arte e della diversità: cosa possono imparare e fare le aziende per creare un futuro più inclusivo? 

Il Black History Month: cos’è e perché ci riguarda tutti? 

Hai mai pensato a quanto la storia dei neri sia intrecciata alla nostra? E quante storie sono rimaste invisibili, non raccontate, perse tra le pagine della storia ufficiale? Il Black History Month, o Mese della Storia dei Neri, è nato proprio per restituire visibilità e dignità a storie che troppo spesso rimangono ai margini. Ogni ottobre nel Regno Unito e a febbraio, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, si celebrano le conquiste e il contributo degli afroamericani, non solo in termini di diritti civili ma anche nelle arti, nella cultura e nell’innovazione. 

Il Black History Month è stato fondato nel 1926 dallo storico Carter G. Woodson, un visionario che comprese l’importanza di dare spazio alle storie dimenticate. Ma il suo vero impatto lo abbiamo visto nel 1976, quando il presidente Gerald Ford lo riconobbe ufficialmente, ampliandolo a un mese intero. Un atto dovuto? Sicuramente, ma anche un’opportunità per riflettere sulle nostre società, sul loro passato e – cosa più importante – sul futuro che stiamo costruendo. 

E oggi, nel 2024?

Quest’anno, il focus è su African Americans and the Arts, un omaggio a tutti quegli artisti neri che hanno ispirato la cultura globale attraverso la musica, il cinema, la letteratura e l’arte visiva. Ma perché dovremmo interessarci all’arte afroamericana?  

Perché rappresenta una finestra sull’innovazione e sulla capacità di trasformare (anche) il dolore in bellezza. 

L’arte come espressione di resistenza e creatività 

Pensateci: come possiamo raccontare la nostra storia se non ci danno voce? Gli artisti afroamericani hanno sempre usato la loro creatività per narrare esperienze di gioia, di vita, ma anche di oppressione e di liberazione. Zora Neale Hurston, ad esempio, non è solo una delle scrittrici più influenti della letteratura afroamericana, ma anche una voce che ha dato dignità alla vita quotidiana del Sud nero degli anni ’30. O pensiamo a Nina Simone, la cui musica è diventata il grido di battaglia per i diritti civili, ma anche ad artisti afro come Miriam Makeba, Youssou N’Dour e Fela Kuti. 

Non è un caso che proprio l’arte sia al centro del Black History Month di quest’anno. Perché l’arte è libertà. Libertà di raccontare, di sognare, di sfidare le regole. E oggi, in un mondo che ancora lotta con le questioni di giustizia sociale e di equità, c’è forse qualcosa di più potente dell’arte per ispirare il cambiamento? 

Diversità e inclusione: perché sono importanti per le aziende? 

Come si collega tutto questo con il mondo del lavoro e delle imprese?  

Perché dovremmo preoccuparci della diversità e dell’inclusione nelle nostre aziende? La risposta è semplice: la diversità non è solo una questione morale, è anche un motore di innovazione e crescita. 

Diversi studi dimostrano che le aziende che adottano politiche di inclusione sono più redditizie e attraggono talenti migliori. Un recente report di McKinsey ha rivelato che le imprese con una maggiore diversità hanno il 35% di probabilità in più di superare i loro concorrenti. E questo ha senso: se hai una squadra che riflette diverse culture, esperienze e punti di vista, sei più capace di risolvere problemi in modo creativo.  

In Italia, il tema della diversità sta lentamente entrando nel dibattito pubblico, ma il percorso è lungo. Se guardiamo a vent’anni fa, la situazione era completamente diversa. Nel 2004, trovare manager o dirigenti di origine africana nelle grandi aziende italiane era un’impresa rara. Oggi, grazie a iniziative di grandi gruppi, il vento sta cambiando. Ma c’è ancora tanto da fare. 

Basta guardare cosa accade attorno a noi, dove aziende della portata di Google e Ikea, ad esempio, hanno fatto della diversità uno dei pilastri del loro successo. Qui, il Black History Month è una celebrazione radicata e riconosciuta da decenni, e molte aziende sfruttano questo periodo per educare i collaboratori e rinnovare il loro impegno verso politiche di inclusione. 

Un futuro più inclusivo: cosa possiamo imparare? 

Allora, quale lezione possiamo trarre dal Black History Month 2024? Forse che l’inclusione e la diversità non sono solo concetti astratti, ma vere e proprie risorse strategiche che possono ridefinire il successo per tutti noi: non solo per le comunità emarginate, ma per l’intera società. 

Le aziende hanno un’opportunità straordinaria: essere il laboratorio in cui si sperimenta la ricchezza delle diversità di background. Spesso, chi appartiene a culture e origini diverse fatica a essere visto e ascoltato, non perché non ci sia apertura, ma perché mancano gli spazi per scambiarsi prospettive e storie. Le aziende possono colmare questo vuoto, creando ambienti inclusivi dove team diversi, non solo per genere, ma per origini e vissuti, possono lavorare insieme e imparare reciprocamente. Questo non solo abbatte le barriere, ma apre le porte a nuove idee e soluzioni.

La diversità, una forza trasformativa

Promuovendo un incontro autentico tra persone con background differenti, le aziende possono fare la differenza, aiutando i colleghi a vedere la diversità come una forza e portando questa esperienza trasformativa nelle loro vite. Così, il luogo di lavoro diventa il contesto dove si inizia a cambiare davvero il mondo, un team alla volta. 

In Innovamey, crediamo che l’inclusione e la diversità siano fondamentali per l’innovazione e per costruire un futuro più giusto. Vogliamo dare visibilità e dignità alle voci nere di artisti, attivisti, leader e imprenditori, mostrando come il loro lavoro e il loro talento stanno trasformando il mondo, arricchendolo con le loro storie, esperienze e contributi. Raccontare la bellezza e il valore di queste voci significa anche ridefinire ciò che conta e creare spazi di appartenenza per tutti. 

10 contenuti da non perdere!

Per celebrare il Black History Month e per contribuire a questa nuova narrativa, ecco una serie di 10 contenuti da vedere, ascoltare o leggere che danno voce alla creatività e alla forza della comunità nera: 

  1. Libro: “Afrofuturism: The World of Black Sci-Fi and Fantasy Culture” di Ytasha Womack – Un viaggio tra scienza, arte e cultura nera immaginando futuri alternativi. 
  2. Podcast: “1619” del New York Times – Un’esplorazione potente delle radici della schiavitù e del suo impatto sulla cultura e società americana.
  3. Film: “Moonlight” di Barry Jenkins – Un racconto intimo e struggente sulle sfide della crescita in un ambiente marginalizzato.
  4. Documentario: “13th” di Ava DuVernay – Una denuncia del sistema carcerario americano e della sua connessione con la schiavitù. 
  5. Serie TV: “I May Destroy You” di Michaela Coel – Un’esplorazione senza paura delle questioni di consenso, identità e trauma. 
  6. Album: “Lemonade” di Beyoncé – Un’opera visiva e musicale che celebra la forza delle donne nere e affronta temi di razza, tradimento e redenzione.
  7. Mostra d’Arte: “Soul of a Nation: Art in the Age of Black Power” – Una celebrazione della creatività e dell’espressione artistica nera dagli anni ’60 a oggi. 
  8. Libro: “Gioventù Nera” di Igiaba Scego – Uno sguardo sulla realtà delle seconde generazioni in Italia e sulla costruzione dell’identità. 
  9. Poesia: “Still I Rise” di Maya Angelou – Una poesia di resilienza, sfida e speranza, simbolo di forza per le comunità nere di tutto il mondo. 
  10. Evento: “Black History Month at the British Museum” – Un ricco programma di mostre, dibattiti e performance che celebra il contributo della diaspora africana alla cultura globale. 

Buon Black History Month a tutti.

Continuiamo a sperimentare, ad ascoltare e a far emergere queste storie, perché la diversità è ciò che ci rende più forti. 

Curiosità – Sai perché è corretto dire “nero” e non “di colore”? Quando parliamo di identità e diversità, è importante scegliere con cura le parole che usiamo. Avrai sentito tante volte dire “è una persona di colore”. Ok, ma di quale colore? “Di colore” è infatti troppo vago e potrebbe implicare che il colore “canonico” della pelle sia il bianco, facendo sembrare tutto il resto una deviazione da uno standard. Il termine corretto da utilizzare è semplicemente “nero”. Adottare un linguaggio inclusivo non significa solo aggiornare il nostro vocabolario, ma anche promuovere il rispetto e l’inclusione nella società. Le parole che usiamo hanno un grande potere e scegliere termini corretti può fare la differenza nel creare un ambiente più accogliente e rispettoso per tutti.